Tradizione, cultura e storia del popolo ladino in Val Gardena
Durante il vostro soggiorno presso il Residence Crespëina a conduzione famigliare avrete la possibilità di conoscere il territorio, la cultura, la lingua e la cucina delle valli ladine
Tradizione Ladina
Rigenerare mentalmente
Una vacanza da noi vuole dire anche riscoprire il territorio, la sua cultura, la sua lingua, il suo essere più profondo. Un modo per riscoprire sé stessi, una vacanza sì rigenerante fisicamente, ma anche e soprattutto mentalmente. Da medico lo fa il nostro paesaggio, intriso nella sua storia e quintessenza del connubio tra donna e natura, tra uomo e natura.
La Sellaronda parla ladino
La Val Gardena, La Val Badia con Marebbe, Cortina d’Ampezzo, Livinallongo e la Val di Fassa appartengono allo stesso ceppo dei ladini dolomitici-sellani. Sono dunque almeno cinque le varianti idiomatiche del ladino, da non confondersi con i vari dialetti italiani, pur rientrando nella famiglia neolatina.
Ladino è multiculturalità vissuta
La nostra è una realtà trilingue, sin dalla più tenera età: a 4-5 anni le nostre bambine ed i nostri bambini comprendono ben tre lingue - il ladino, l’italiano ed il tedesco - alle quali va poi aggiunta la lingua inglese, che si studia sin dai primi anni di scuola elementare. La maggior parte di noi non si ferma alla padronanza di queste quattro lingue, ma essendo perennemente stuzzicati a volerne apprenderne di nuove, studia anche lo spagnolo o il francese, il russo o il portoghese, per citarne qualcuna.
Un ponte sull’Europa
La lingua ladina fa da ponte tra le due realtà europee del mondo latino e germanico. Grazie alla madrelingua ladina le nostre genti riescono ad instaurare un rapporto profondo con le due culture vicine, quali culture vissute e non solo apprese.
Personalità e identità
La bimillenaria lingua ladina è sinonimo di personalità singola ed individuale, strettamente collegata al territorio, la Dolomites, Patrimonio Naturale Mondiale Unesco, nonché teatro naturale delle mitiche leggende dolomitiche quali espressione del modo di vivere e di intendere l’ambiente, la storia nonché la struttura più profonda del proprio essere.
Palatalizziamo?
Se “ch” fa “ci” e se “gh” fa “gi”:
Femminile:
Cavalla: ciavala
Prova:
gatta:………………
gallina: …………….
Maschile:
cavallo: ciaval (elisione dell’elemento ultimo)
Prova:
cane:………………….
gatto: ………………...
gallo: …………………
La storia dei Ladini delle Dolomiti
I Romani portano la lingua latina nel territorio alpino. Dall’incontro con le popolazioni retiche, duemila anni fa, nasce la lingua retoromana o ladina. Originariamente il territorio ladino si estendeva dalla Svizzera orientale a Trieste e dal Danubio al Lago di Garda. In seguito alle migrazioni dei popoli il territorio ladino si restrinse. Rimasero quattro isole linguistiche: i Grigioni in Svizzera, l’Anaunia o Val di Non, le valli ladine delle Dolomiti e il Friuli. Il territorio delle popolazioni ladine delle Dolomiti riuscirà a mantenere la sua particolarità grazie al suo isolamento e alla sua peculiare situazione socio-economica.
La storia dei popoli ladini delle Dolomiti è una storia di divisioni. Nel 1923 Cortina d’Ampezzo e Fodom furono assegnati alla provincia di Belluno, la valle di Fassa alla provincia di Trento e la Val Gardena e la Val Badia alla provincia di Bolzano-Alto Adige. Più tardi molteplici richieste di ricongiungere il territorio rimarranno senza esito. La suddivisione in 3 province e la divisione in 2 regioni rimangono invariate. Nella provincia di Bolzano i ladini sono a loro volta divisi in due realtà comprensoriali, di Pusteria e Bolzano.
Il sistema scolastico non è unitario nelle valli ladine. L’insegnamento in madrelingua ladina è d’obbligo solamente in Val Gardena, Val Badia e in Val di Fassa. Nelle valli ladine dell’Alto Adige il sistema scolastico è paritetico, tedesco e italiano, con 2 ore settimanali d’insegnamento della lingua ladina, e ovviamente l’inglese, già nelle scuole elementari. Insomma, il ladino cresce in una realtà multiculturale, di partecipazione linguistica e culturale, che ha la lingua ladina quale elemento distintivo di identità e personalità singola e collettiva. La scuola riesce in parte a rispondere a qualche esigenza della gente ladina. Rimane comunque fortemente presente l’attività delle innumerevoli associazioni culturali, sociali e sportive del territorio.
Mmmmh, ma che bontà! - I piatti tipici
Le valli ladine fanno da ponte culturale, ma anche culinario. In quanto residence non offriamo servizio ristorante, ma vogliamo darvi qualche “dritta”.
Nei ristoranti delle nostre valli troverete il meglio della cucina austro-ungarica e ovviamente i piatti succulenti della cucina italiana. Inoltre, Vi consigliamo i piatti tipici della Val Gardena:
I crafuncins: ravioli tirolesi ripieni di spinaci, con il burro fuso rigorosamente cotto due volte e leggermente marrone (mai bruciato!), con il parmiggiano o con il formaggio “zigher” tipico, se disponibile.
I canederli
Lo sapevate che…?
… i canederli non vanno MAI! Tagliati con il coltello e neanche con la forchetta, ma gentilmente strappati, aperti con cucchiaio e forchetta in azione congiunta! Chi non conosce questa regola d’oro, anche fra i valligiani, non è meritevole di entrare nel mondo DOCG di forchetta d’oro…
- Canederli con lo speck, nel brodo, con il gulasc, con l’insalata.
- Canederli al formaggio, agli spinaci con il burro fuso e formaggio grana.
- Canederli al fegato in brodo, da noi mangiati a Natale e a Pasqua; sono una prelibatezza, difficili ma non impossibili da trovare in uno o nell’altro ristorante della zona.
- I miei preferiti, anche se sembra quasi impossibile trovarli nei ristoranti: i canederli cotti nella minestra di fagioli, quasi una sorta di pasta e fagioli, quale piatto tipicamente italico, re-inventati dalle nostre mamme e nonne. Canederli senza lo speck, “da digiuno” o da “venerdì” come li chiamiamo noi, cotti nella minestra di farina arricchita dai fagioli messi a bagnomaria il giorno prima con l’alloro e lo speck. Il piatto servito comprende dunque la minestra, uno o due canederli e fagioli: personalmente li gusto con una spruzzatina di aceto di vino.
- Panicia cun bales: canederli con lo speck, cotti nella minestra d’orzo arricchita con carré, carne affumicata di maiale. La tradizione gardenese vuole che venga sempre cucinata al Giovedì Grasso quando, sempre per tradizione, le bambine ed i bambini, ma anche chi è rimasto bambino, va a “rubé l’ola”, a rubare la pentola, premesso che riesca a fare uscire la cuoca o il cuoco dalla cucina con qualche scusa. Nel caso il “furto legale” possa avere un esito positivo, la panicia con i canederli verrà degustata da chi con ingegno e caparbietà è riuscito a soffiare la pentola sotto il naso della povera cuoca.
Quale dessert Vi consigliamo uno strudel, fette di mele avvolte dalla tipica pasta, o una “faneda”, un dolce tipico con la marmellata di mirtilli.